Questo breve ricordo del nostro socio Claudio Battistella segue la sua tumulazione avvenuta sabato 20 novembre , dopo un rito funebre intenso e commovente che lo ha ricordato come uomo, marito e padre; come persona che da 17 anni lottava contro una malattia subdola che gli ha consentito di alternare periodi di fiduciosa ripresa ad altri di sfiduciata speranza, sempre accompagnato dalle cure amorevoli e instancabili della moglie Luisa e dei figli.
Ciò che qui richiamiamo, soprattutto per chi non lo ha conosciuto, è descrivere quanto fa fatto per lo sviluppo della nostra Società, fino al tempo in cui non se n’è più potuto occupare.
Tra i primi appassionati che formano il nucleo della futura Società Arcieri del castello, c’è Claudio. È il 1977 quando arriva in palestra e si esibisce con un arco già “professionale” che gli altri guardavano con curiosità e ammirazione. In quell’anno tira ancora da “istintivo”, come si diceva allora, ossia con l’arco nudo, ma coglieva il bersaglio meglio di quanto non facesse chi era munito di mirino. Ancora un anno e nasce la Società Arcieri del Castello di cui diventa cofondatore. Dopo un triennio sotto la guida di Sergio Zorzenon la Presidenza passa a Claudio che le dà una direzione agonistica più marcata, la ricerca di nuovi soci e sedi adeguate per allenamenti e gare, modificando quella che era una Società di persone divertite da uno sport allora così insolito( oggi un po’ meno) e così vicino alle fantasie dei bambini, in un vero sodalizio impegnato territorialmente a sviluppare gli indirizzi della Fitarco che, a sua volta, cominciava a trasformarsi nella grande Federazione che è oggi.
Corsi di formazione e presenza sempre più massiccia a gare di calendario diventano un imperativo per lui e la Società, assieme alla ricerca di un campo dove tirare all’aperto ( fortunatamente la Palestra Stadio dove abbiamo tirato fino a pochi anni fa ce l’avevamo dall’inizio). Dopo alcuni anni di esperienze e luoghi scoraggianti, finalmente, con l’aiuto di alcuni soci, Claudio individua nel campo di Ramera, dove tiriamo ancora oggi, un’area ideale per allenamenti e svolgimento di gare di calendario. Ma il campo, oltre che pieno di sassi è ancora organizzato per l’attività agricola. Bisognerà renderlo piano, garantire gli scoli d’acqua, recintarlo, circondarlo di piante per renderlo più accogliente e adeguato al tiro. Claudio si occupa di tutto, dalla spianatura del campo alla recinzione, alla piantumazione e quando avemmo accesso anche nella casa colonica adiacente, provò anche a sistemarla per farne una “sede” societaria degna di questo nome, con lavori di muratura e putrelle di sostegno per un tetto oramai decrepito.
Consolidate le strutture, Claudio pensa alla formazione dei tecnici. Agli inizi degli anni ’80, l’informazione tecnica e sui materiali era merce rara e spesso soggetta a un passa parola che, di
passaggio in passaggio, distorceva nel tempo anche quel poco di vero che informazione conteneva. Pochi sapevano.. e tra questi il famoso tecnico della Nazionale Italiana ( e poi Francese e per decenni di quella Turca) Mario Codispoti, oggi ultranovantenne, che aveva il solo torto di abitare a Gradisca d’Isonzo, dunque a “due passi” da noi, diceva Claudio. Non s’è mai capito come sia riuscito a convincerlo a riceverci e a insegnarci tutta una serie di cose che ufficialmente avremmo conosciuto solo più avanti nel tempo, sia sulla tecnica di allora che sui materiali. Abbiamo saputo, anni dopo, che i soci della società goriziana di cui Codispoti era socio erano gelosi del fatto che Mario parlasse con noi e non con loro. Forse non credevano nel potere persuasivo della Vecchia grappa da Ponte con cui ci presentavamo a casa sua. Fatto sta che fummo suoi ospiti per alcuni anni e quelle giornate valevano oro per noi e per le persone su cui riversavamo quelle conoscenze.
Ma questo non gli basta. Nei primi anni ’80 Il Comitato Regionale Veneto vuole allargare il numero dei tecnici di società organizzando corsi di primo e di secondo livello appena istituiti. Claudio coglie l’occasione per far disputare i corsi a Conegliano in una sede ( per noi comodissima) che il Comune mette a nostra disposizione dopo aver ceduto alla sua insistente pressione. Nascono qui i primi brevetti di istruttore federale della Società.
Ma Claudio è prima di tutto un atleta e la Presidenza, con tutti gli aspetti organizzativi e relazionali che comporta, era vissuta come un aspetto necessario, per dare un’impronta forte al nostro sodalizio, ma accessorio alla sua passione per il tiro e alla partecipazione alle competizioni. E non c’era tipo di gara in cui non partecipasse: 900 round ( fino al 1982 non si facevano Fita), Fita, Campagna, indoor, primeggiando più volte, altre uscendone battuto, ma sempre pronto a riprovare ostinatamente la gara successiva, lavorando in allenamento su quello che gli pareva non fosse andato, tecnica o materiale che fosse. Non era raro che arrivasse la sera, dopo trecento chilometri di strada percorsi per lavoro, quando tutti avevano finito di tirare, montasse l’arco per tirare fino a sera tarda. I più anziani ricordano che illuminava con una torcia il bersaglio posto a 90 metri e tirava fino a notte.
E poi c’era la squadra. Guai a dirgli “domenica non vengo in gara”, perché ci “ricattava” amabilmente con l’idea che, non facendo squadra, perdevamo di prestigio e della nomea che ci eravamo costruiti. In effetti, per molti anni, le nostre squadre e gli atleti hanno, se non sempre dominato, avuto un ruolo di primo piano nel panorama arcieristico veneto. E Claudio, di queste squadre, era sempre il perno, accompagnandosi indifferentemente ad atleti come Beduz, Vettorello, Rilampa, Perencin o Pagotto. Va qui ricordato il miglior risultato arcieristico che Claudio abbia raggiunto e di cui era giustamente orgoglioso, facendo squadra con Felice Rilampa e Amedeo Pagotto: il terzo posto ai Campionati Italiani indoor del 1988, conseguito dopo aver condotto la gara fino alla terz’ultima volée. I tre poi ci proveranno l’anno successivo presentandosi ai Campionati con la migliore prestazione italiana dell’anno (1702), sfiorando il podio.
Insomma un combattente, innamorato del suo sport, un po’ introverso, un po’ ostinato, certo tenace, capace di trascinare gli altri soci sia che si trattasse di aspetti organizzativi per meglio rispondere alle esigenze di tesserati o mostrarsi competitivo, da solo o in squadra, in campo di gara e questo, senza mai mostrare cedimenti, per oltre vent’anni.
È certo grazie a Claudio e a chi l’ha affiancato nel tempo che oggi la Società Arcieri del Castello ha un passato da ricordare e una prospettiva futura verso cui tutti i Presidenti e i Direttivi che ne hanno preso l’eredità la stanno tenacemente guidando.